sabato 21 febbraio 2009

Conoscenza come impegno civile

"Cercavo di capire se i sentimenti umani erano in grado di fronteggiare una così grande macchina di potere, se era possibile riuscire ad agire in un modo, in un qualche modo, in un modo possibile che permettesse di salvarsi dagli affari, permettesse di vivere al di là delle dinamiche di potere. Mi tormentavo, cercando di capire, scoprire, sapere senza essere divorati, triturati. O se la scelta era tra conoscere ed essere compromessi o ignorare - e riuscire quindi a vivere serenamente. Forse non restava che dimenticare, non vedere. Ascoltare la versione ufficiale delle cose, trasentire solo distrattamente e reagire con un lamento. Mi chiedevo se potesse esistere qualcosa che fosse in grado di dare possibilità di una vita felice, o forse dovevo solo smettere di fare sogni di emancipazione e libertà anarchiche e gettarmi nell'arena, e iniziare a fare affari, quelli veri. Convincermi di essere parte del tessuto connettivo del mio tempo e giocarmi tutto, comandare ed essere comandato, divenire una belva da profitto un rapace della finanza, un samurai dei clan; e fare della mia vita un campo di battaglia dove non si può tentare di sopravvivere, ma solo di crepare dopo aver comandato e combattuto. [...] così conoscere non è più una traccia di impegno morale. Sapere, capire diviene una necessità. L'unica possibile per considerarsi ancora uomini degni di respirare."

(Roberto Saviano, Gomorra)

DEDICATO A TUTTI COLORO CHE PREFERISCONO RIMBOCCARSI LE MANICHE PER CAMBIARE LE COSE PIUTTOSTO CHE RESTARE NELL'IGNORANZA CHE GENERA VIOLENZA

venerdì 6 febbraio 2009

Vergogna

Mi vergogno di vivere in un paese in cui il governo può decidere come deve morire una persona, in cui non c'è rispetto per il dolore e i sentimenti, in cui i problemi urgenti vengono trascurati in nome del presenzialismo.
Mi vergogno di vivere in un paese in cui una persona malata o sofferente non potrà farsi curare solo perchè è straniera o sfortunata, in cui i ministri inneggiano alla "cattiveria" invece che alla giustizia e all'onestà.
Mi vergogno di vivere in un paese in cui ragazzi di 16 o 18 o 30 anni danno fuoco a un essere umano perchè si annoiano e in cui una donna intervistata chiama questi comportamenti criminali "semplici ragazzate".
Mi vergogno di vivere in un paese in cui in nome della sicurezza si calpestano i diritti umani, in cui si schedano i senzatetto, in cui si accendono gli istinti peggiori a partire dalla paura.
E siccome non voglio sentirmi responsabile di questa vergogna, farò del tutto per reagire e per far emergere un paese diverso.