domenica 22 giugno 2008

Cultura e comunicazione, ovvero per una nuova cultura della comunicazione

Proprio ieri mi è capitato tra le mani un volantino che annunciava l'inaugurazione di una piccola mostra d'arte in una chiesetta del centro storico. Oltre al titolo e agli artisti della mostra, compariva un'introduzione che voleva spiegarne il significato.
Ebbene, era scritto in una lingua contorta e sgrammaticata che tutto era tranne che italiano, con frasi confuse e parole accostate alla rinfusa una accanto all'altra. Risultato: non si capiva assolutamente ciò che l'autrice aveva inteso dire, nè emergeva il significato o il tema oggetto della mostra. Forse è ancora diffusa l'idea che quando si parla di cultura (così come quando si parla di politica o di legge) è d'obbligo utilizzare i "paroloni" o le frase lunghe e complesse, come se usare un linguaggio semplice fosse inadeguato. Ancora è difficile far passare il concetto che se si scrive qualcosa o si espone un'opera o si fa un discorso per un pubblico si ha il dovere di farsi capire, altrimenti il messaggio diventa inutile.
Una qualsiasi comunicazione che non raggiunge il destinatario, cioè non viene compresa dal destinatario, è fallimentare e sarebbe meglio non farla. Ciò diventa tanto più vero quando ci si rivolge ad un pubblico indifferenziato, che non è obbligato a conoscere la materia di cui si parla, nel caso dell'esempio, una mostra d'arte. Alcune persone che si ritengono acculturate dovrebbero fare un atto di umiltà quando prendono la penna in mano e cercare di semplificare invece che di complicare: si renderebbero meno ridicole e soprattutto eviterebbero di massacrare la nostra lingua.
Ah, un'ultima annotazione: nel volantino in mezzo a tanti paroloni, non era indicato nè il luogo nè l'orario della mostra... Forse erano informazioni importanti, o no?

sabato 7 giugno 2008

Tempo libero

Discutevo qualche giorno fa sul modo migliore di impiegare il proprio tempo libero. Ascoltavo che per alcune persone è inconcepibile trascorrere anche i minuti liberi dagli impegni e dagli obblighi senza far niente o in occupazioni "leggere". Altri, invece, aspettano con ansia il fine settimana o i momenti liberi per dimenticare completamente i doveri, per spegnere il cervello e mimetizzarsi sulla superficie della vita.
Io, che in tutte le cose sono contro gli estremismi, credo che nel tempo libero (così come in tutti gli aspetti dell'esistenza) si dovrebbero mettere a frutto tutte le multiformi sfaccettature delle nostre anime: noi non siamo creature a senso unico, facilmente etichettabili ma piuttosto esseri complessi, con una capacità di comprensione e di accoglienza del nuovo e del diverso che non va sottovalutata.
Non penso sia corretto pensare che libri e tv siano in opposizione, che una serata a zonzo con gli amici sia più stupida di un concerto di musica classica: secondo me c'è un tempo adatto per tutto e queste diverse, a volte lontanissime attività sono da considerarsi come un insieme da cui poter scegliere a seconda del momento, della compagnia, dell'umore.
La varietà è sempre positiva; solo quando ci si fossilizza su un unico elemento, allora c'è da preoccuparsi.

martedì 3 giugno 2008

La meraviglia della natura


Mi sto avvicinando timidamente alla pratica dell'escursionismo e sto scoprendo la bellezza impensabile della natura vicino a noi. Mi piace quindi condividere qualche momento in cui la meraviglia del creato si fa tutt'uno con lo sguardo: ecco alcune foto scattate domenica scorsa lungo il sentiero che dalle Vedute porta al Santuario della Trinità. Spero che sappiate andare oltre il dilettantismo della fotografia e apprezzare ciò che di bello sa ancora offrire questo nostro maltrattato mondo.